E' ESTATE, PARLIAMO DI SCARPE!

By Babi Milani
13/8/2020

In Italia lo sciatore da pista evoluto e amante delle curve sportive calza generalmente sci di nuova

generazione Race Carve (R15 – R17) e scarpe di durezza attorno a 130, con calzata precisa e derivazione

race.

Mentre un tempo non lontano una combinazione del genere risultava impegnativa dal punto di vista

fisico, oggi i nuovi attrezzi agevolano di molto la gestione delle forze durante la sciata e nel caso delle

scarpe mostrano sempre più un comfort impensabile solo poche stagioni fa. In effetti le operazioni di boot

fitting erano quasi obbligatorie mentre ora si rendono necessarie solo nel caso di

alluce valgo o di palesi irregolarità del piede.

Negli anni si sono rese diponibili scarpe con calzata diversa (last = vestibilità = larghezza: 98;100;

102; 104mm) su varie durezze delle plastiche, aumentando di molto le possibili combinazioni. Il last

variabile è disponibile per i marchi più affermati già dai flex index 90 – 100.

Scarpe race con last più preciso (sino a 92mm) sono disponibili su richiesta e di norma non vengono proposte dal negoziante al vasto pubblico. Esse vengono modificate dopo l'acquisto per adattarle perfettamente al piede dell'atleta.

I grandi sforzi profusi dalle aziende hanno con ciò reso molto più facile e sicura la scelta della scarpa che

non si effettua più “ad occhio” o “a sensazione” ma in seguito alla misurazione di entrambi i piedi

(lunghezza, larghezza). Molti clienti sono tuttora propensi ad acquistare scarpe troppo lunghe e troppo

larghe, nell’illusione vana che ciò si rifletta in un maggiore comfort sulla neve; per evitare che accada

esattamente il contrario il negoziante è allora abituato ad un approccio psicologico al problema, nonchè

alla proposizione di numerose soluzioni alternative.

Va da sè che anche una scarpa azzeccata ma troppo abbondante nei volumi risulta alla lunga decisamente

scomoda (per esempio costringe al serraggio eccessivo delle leve) e, quel che c’è di peggio, meno sicura e

non adatta alla progressione tecnica dello sciatore.

La donna in genere non utilizza il boot fitting ma invece segue in negozio un fitting molto accurato,

facilitato dal fatto che in commercio sono ora numerose le proposte studiate in base all’anatomia e alla

conformazione del piede, della caviglia e del polpaccio femminile, spesso causa di un bloccaggio poco

efficace o al contrario malamente costrittivo. In genere a livello del polpaccio si utilizzano ghiere regolabili

di grande escursione che agiscono su gambetti particolarmente sagomati. Anche la termicità della scarpetta

risulta ben curata e viene garantita dall’utilizzo di materiali moderni e in tal senso particolarmente

efficienti.

Con tutti gli accorgimenti del caso si giunge a risparmiare cosi oltre il 90% del lavoro post vendita!

Nel caso dell’uomo il boot fitting si esegue in post vendita nel 5% dei casi, per esempio in zona malleoli o in

corrispondenza del cosidetto “6° dito”. Con l’utilizzo di solette anatomiche dedicate circa 4 clienti su 5

risolvono il problema, mentre solo 1 su 100 ricorre alla modifica dello scafo (fresatura – spanciatura).

A parità di fit della scarpa le aziende stanno ora lavorando sulla leggerezza della combinazione scafo –

scarpetta che in genere premia in fase di acquisto. Il pubblico femminile trova inoltre disponibili varianti di

colore e finiture dedicate, molto apprezzate.

Una particolare notazione riguarda la modalità walk che in alcune scarpe, anche di alta gamma, è ora

implementata. In particolare essa risulta irrinunciabile su scarpe dedicate al freeride per la necessità di

brevi risalite mentre viene apprezzata anche dal pubblico femminile.

In definitiva le aziende hanno investito e lavorato molto sull’anatomia dell scafo, sui materiali e sui diversi

last, facilitando la vita di sciatrici, sciatori e ... negozianti.

A proposito di materiali plastici, bisogna ricordare che il flex index di una scarpa (in teoria la forza

necessaria a flettere il gambetto di un certo numero di gradi) varia in relazione alla rigidità del materiale

impiegato (a volte persino i coloranti utilizzati ne modificano il comportamento), al valore del modulo

elastico in funzione della temperatura, allo spessore delle plastiche, alla struttura dello scafo

(esoscheletro), all’abbinamento scafo-scarpetta e alla tensione dei ganci di chiusura. Si tratta dunque di un

valore indicativo per il fatto che non esiste un metodo univoco di misurazione. Ciò detto risulta comunque

utile, nell’ambito di una data gamma di scarpe, il confronto tra diversi valori di flex index.

A tal proposito si può per esempio affermare che il 95% degli atleti master acquista scarpe con flex index 130. Lo sciatore

sportivo e preparato sceglie tra flex index 120 e 130, durezze che caratterizzano anche le scarpe pro da

freetouring e freeride. L’agonista sta tra 130 e 140. Il 150 viene destinato ai ragazzi del

comitato, mentre le ragazze anche in questo caso optano per il 130, come del resto molti maestri ed

istruttori che amano dimostrare.

Oggi in genere l’amatore ha in casa più attrezzature complete (sci + attacco + scarpa): sportiva per la pista;

freeride / neve fresca; skialp in chiave ludica (attrezzatura ancora piuttosto performante in discesa) o

sportiva (attrezzatura specifica, molto leggera ma con prestazioni in discesa via via più scadenti)

A tale riguardo si può notare come la scarpa da scialpinismo race divenga via via più performante in discesa

in chiave touring e soprattutto freetouring, mentre viceversa come la scarpa da pista (di derivazione race)

monti lo sblocco del gambetto e la suola grip per affrontare il vero freeride. Le due tipologie di scarpe in

realtà non si incontreranno mai perchè fondamentalmente diversa è la costruzione (spessori, nervature,

tipologia dello scafo) anche a parità di durezza delle plastiche utilizzate.

Dal Bello Lupo, Full Tilt Ascendant, Roxa R3 e poche altre scarpe di costruzione cabrio design fanno

eccezione in quanto vere scarpe da freeride ma con la possibilità di asportare il linguettone per aumentare

il range di flessibilità del gambetto in fase di risalita. Rimane comunque un peso non trascurabile della

struttura al confronto con diverse proposte della categoria freetouring (ad esempio Scarpa Maestrale, La

Sportiva Spectre, ecc).

In buona sostanza, per esperienza vissuta vi dico che la ricerca della scarpa “giusta” in relazione alle diverse

specialità dello sci risulta fondamentale a livello di performance, sicurezza e comfort. Nei fatti gli atleti

mostrano spesso comportamenti maniacali quando si tratta di scarpe e del loro setup, consci del fatto che

anche minime variazioni di durezza, assetto e regolazioni influiscono in modo amplificato sull’efficacia del

gesto tecnico.

negozio Cras dal Bimbo http://www.dalbimbo.com/

Si dice addirittura, ed io concordo in gran parte, che il 70% della performance di uno sciatore sia da

ricondurre alla scelta di un buono scarpone!

Prendetevi dunque il tempo necessario per l’acquisto e ci vediamo presto in pista.

bye bye

Babi

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